Il debito pubblico costa poco: come sfruttare l’occasione

Come fa lo Stato italiano, insieme a tanti altri, a indebitarsi così tanto per fronteggiare la pandemia? Nel 2011, allo scoppio della crisi dei debiti sovrani, il debito pubblico italiano era al di sotto del 120 per cento del Pil e il deficit attorno al 3,5 per cento. Nel 2021 questi dati potrebbero raggiungere rispettivamente il 160 e il 10 per cento del Pil. Nonostante ciò, oggi i mercati finanziari considerano le finanze pubbliche del nostro paese più sostenibili di 10 anni fa. Non a caso, il costo totale del debito pubblico è diminuito negli ultimi due anni, da 60 a 58 miliardi di euro annui circa. La ragione principale dietro a questo fenomeno è la politica espansiva della Banca Centrale Europea (BCE), che dal 2015 e ancora di più dall’anno scorso effettua acquisti massici di titoli di Stato.

La curva dei rendimenti

La diminuzione dei tassi d’interesse sul debito, cioè sui titoli emessi dallo Stato italiano, ha interessato sia i titoli a breve sia quelli a lunga scadenza (tra 10 e 30 anni). Negli ultimi anni, la curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, cioè l’insieme dei tassi d’interesse sul debito suddivisi per scadenze, si è considerevolmente abbassata e appiattita.
Nel 2006 per esempio, prima della crisi finanziaria, la curva dei rendimenti era sì piatta, ma gli interessi pagati sui titoli emessi erano abbastanza elevati, generalmente al di sopra del 3 per cento. Con la crisi dei debiti sovrani del 2011, la curva dei rendimenti era diventata ripida, poiché gli investitori scontavano un maggior rischio di default o ristrutturazione del debito pubblico italiano nel medio-lungo periodo. In questa situazione, i titoli con scadenza superiore a 10 anni pagavano interessi superiori al 5 per cento. In seguito, la curva si è abbassata e appiattita, con rendimenti negativi per i titoli a breve già nel 2016. Questa situazione si è consolidata nel 2020 grazie all’intensificazione degli acquisti della BCE per fronteggiare la pandemia. Di conseguenza, oggi un titolo a scadenza 30 anni paga un tasso d’interesse minore rispetto a uno con scadenza 3 mesi nel 2006.

Come sfruttare l’occasione

Lo Stato potrebbe ottenere dei risparmi di lungo periodo sulla spesa per interessi continuando ad allungare la scadenza media dei nuovi titoli emessi, in modo da “congelare” gli attuali interessi bassi. In linea con questo principio, la vita media del debito italiano si è allungata negli ultimi anni, ma non è ancora tornata al livello raggiunto prima della crisi dei debiti sovrani (2011). Di conseguenza, quest’anno il Ministero dell’Economia (MEF) dovrebbe continuare ad allungare la scadenza media delle nuove emissioni, come suggerito anche dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

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