Le imposte patrimoniali in Italia

Cosa si intende per imposta patrimoniale? C’è molta confusione in proposito ed è utile chiarire. In generale, il termine di imposta patrimoniale si riferisce a un’imposta la cui base imponibile è la ricchezza del contribuente (ovvero il patrimonio), o una componente di questa, misurata a una certa data. Ciò la distingue dalle imposte la cui base imponibile è il reddito prodotto in un dato periodo di tempo – come, ad esempio, i redditi da lavoro tassati dall’IRPEF o il consumo in un determinato periodo.

Le imposte patrimoniali possono essere catalogate a seconda della ricorrenza dei prelievi:

alcune comportano prelievi ripetuti nel tempo – come l’IMU che ha cadenza annuale, anche se viene pagata semestralmente. Altre sono legate al verificarsi di una determinata fattispecie (ad esempio, le imposte sulle successioni). Infine, esistono imposte patrimoniali una tantum (come il prelievo forzoso sui conti correnti del Governo Amato).
Le imposte patrimoniali possono essere catalogate per tipo di base imponibile a cui si applicano: le principali tipologie di patrimoni tassati nel nostro sistema fiscale sono gli immobili e le attività finanziarie.

Il peso delle imposte patrimoniali sul gettito complessivo

Nel 2020 il gettito delle imposte patrimoniali era di 40,1 miliardi di euro, su un gettito totale di 711 miliardi (in calo – a causa della recessione causata dovuta alla pandemia – rispetto ai 762 miliardi del 2019). Le imposte patrimoniali costituivano il 6 per cento del gettito (e il 2,4 per cento del Pil), con un calo di circa un punto percentuale rispetto al picco raggiunto nel 2014.

Le principali imposte sugli immobili

Oltre la metà (21,3 miliardi) del gettito delle patrimoniali del 2020 derivava da imposte ricorrenti sugli immobili.

Le altre imposte patrimoniali

Il restante gettito (15,4 miliardi) deriva da varie imposte:
La componente più corposa è costituita dalle imposte di bollo, con gettito di 7 miliardi nel 2020. Tra queste, la quota più rilevante è l’imposta di bollo sui prodotti finanziari che ha generato un introito per le casse dello Stato di 4,5 miliardi nel 2018.
L’imposta di registro, che colpisce gli atti scritti aventi effetto giuridico, che viene pagata da chi registra una operazione (come trasferimenti di proprietà). Per i trasferimenti immobiliari l’imposta si applica sul corrispettivo pagato sul valore catastale, e ha un’aliquota base del 9 per cento. Nel 2020, il gettito è stato di 4,3 miliardi.
L’imposta ipotecaria, che colpisce il trasferimento di proprietà immobiliari ed è pari al 2 per cento del valore dell’immobili. Essa si applica anche in caso di trasferimento di proprietà per donazioni o successioni, ma qualora l’immobile fosse la prima casa del beneficiario l’imposta applicata sarebbe pari a 200 euro una tantum. Il suo gettito nel 2020 è stato di 1,4 miliardi.
L’imposta catastale (557 milioni di euro nel 2020), che va pagata in conseguenza di una voltura riguardante il passaggio di proprietà di un’immobile, pari all’uno per cento del valore dell’immobile.
L’imposta di successione, versata da chi riceve un’eredità. L’aliquota varia a seconda del grado di parentela, ma per coniuge e figli è del 4 per cento.
Vi è inoltre l’Imposta di donazione, dovuta dai beneficiari di una donazione. Il gettito di queste due imposte è stato di 396 milioni nel 2020, un valore più basso rispetto al 2018 e 2019 (rispettivamente 820 e 798 milioni).
I restanti 1,4 miliardi derivano dai contributi relativi alle concessioni edilizie.

Fonte OCPI

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